Sull’argomento “voucher”, tornato di attualità in questi giorni, intervengono il responsabile di zona della Cia di Saluzzo, Giovanni Allasia ed il Direttore provinciale Igor Varrone: “ A seguito del dilagare dell’uso dei voucher ( nel 2015 ne sono stati staccati oltre 15 milioni)- informa Giovanni Allasia- è partita la denuncia che essi non vadano a retribuire, e far emergere dal nero, i secondi lavori ma piuttosto costituiscano i pagamenti dell’unico lavoro che le persone si trovano a fare, promuovendo una nuova forma di precarietà nel mondo del lavoro. La conseguenza, scontata, è una severa stretta da parte del Governo contenuta in un nuovo decreto sull’uso dei voucher. In particolare viene previsto che l’imprenditore o professionista debba comunicare almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione nome, cognome o il codice fiscale del lavoratore che riceverà il buono lavoro, il luogo e durata della prestazione con un sms o una mail alla direzione territoriale del lavoro. Unica eccezione è stata fatta per gli imprenditori agricoli, tenuti sempre a comunicare “nello stesso termine e con le stesse modalità i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, il luogo e la durata della prestazione, ma con riferimento ad un arco temporale non superiore a 7 giorni”. Il settore primario è inoltre esente anche dal limite di 2mila euro per prestazione. Questo perché il comparto è già soggetto, oltre al limite generale dei 7.000 euro annui per lavoratore, anche ad ulteriori limiti secondo i quali il lavoro accessorio è utilizzabile stagionalmente da parte di pensionati e studenti con meno di 25 anni o in qualunque periodo dell’anno se universitari e per le attività agricole presso piccoli produttori con un volume d’affari non superiore a 7.000 euro. In caso di omissione delle comunicazioni obbligatorie i datori di lavoro rischiano una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro per ciascun lavoratore non segnalato. Ora il decreto legislativo verrà trasmesso alle commissioni competenti delle Camere che dovranno esprimere il parere obbligatorio, ma non vincolante. Quindi tornerà in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva”.
Integra l’argomentazione il Direttore della Cia di Cuneo, Igor Varrone: “ Si sostiene che l’uso massiccio dei voucher impedisce nuove assunzioni ma è una considerazione erronea, almeno nel settore agricolo. Incominciamo a spiegare bene che essi
sono nati proprio per regolarizzare il lavoro nero nei casi di prestazioni occasionali o discontinue non coperte da alcuna forma contrattuale e danno diritto, infatti, ai contributi pensionistici ed alla copertura infortunistica. In agricoltura sono indispensabili. Faccio un esempio. Se un piccolo imprenditore ha bisogno di persone per una potatura acquista un “buono lavoro” ed il giorno dopo ha i dipendenti, regolarmente pagati, con contributi e copertura assicurativa. Senza il voucher quello stesso imprenditore non assume proprio nessuno, al massimo non effettua la potatura o peggio rischia un rapporto di lavoro irregolare e selvaggio. La Cia si è sempre battuta, e si batte, contro il lavoro nero ed utilizza, soprattutto per lavori occasionali ( quali raccolte, potature, vendemmia in viticoltura e frutticoltura) non più del 2% dei buoni lavoro e condivide la finalità di contrastare ogni forma di illegalità e di precarietà nel mercato del lavoro. Come ben ha sostenuto il presidente regionale della Cia Piemonte siamo disponibili a discutere di eventuali forme migliorative ma abolirli sarebbe come buttar via, come si suole dire, il bambino con l’acqua sporca. Auspichiamo, allora, che il Governo arrivi ad un’equa soluzione che tenga conto delle necessità delle aziende agricole, trovando contemporaneamente il modo di impedire possibili comportamenti illegali ed elusivi”.