LA ZOOTECNIA DEI GIOVANI VINCE FACENDO GRUPPO L’ESEMPIO DI CARLO ISAIA NE “LA GRANDA”
di effegieffe
“Provo sincero piacere vedere diversi giovani costruire il proprio futuro nell’allevamento del bestiame, apprezzando l’aria dei campi, il profumo dei cereali, il contatto con gli animali e farlo con tanta grinta e passione”. Ad evidenziarlo è Carlo Isaia, giovane allevatore di bovini piemontesi che incontro nell’azienda di San Pietro del Gallo, nella cascina dal nobile passato ( fu per tantissimi anni proprietà del famoso generale Baratieri di cui gli Isaia erano affittuari). “ La mia personale esperienza, risalente solo ad un paio di decenni fa– mi informa Carlo mentre mi accompagna a conoscere i suo “caviale” ( 140 bovini rigidamente di razza piemontese), con il sorriso, lo sguardo orgoglioso, la gentilezza di chi conosce a memoria i passi della natura ed il mondo degli animali- si rifà molto a quella di questi giovani, sfociata nell’allevamento ad alta genealogia, raccogliendo il testimone della tradizione affidatomi da mio padre Sergio e, prima di lui, da mio nonno Guglielmo. Ad un certo punto mi ero stufato di fare un prodotto di alta qualità vedendolo poi finire nelle mani di mediatori che me lo pagavano alla stregua di un alimento di basso livello. Avevo da poco concluso il mandato di responsabile regionale dell’Agia Piemonte, l’associazione dei giovani imprenditori agricoli della Cia del Piemonte, un ruolo che mi appassionò per il continuo contatto con l’entusiasmo e le idee originali di tante e diverse esperienze giovanili agricole. Determinante fu il successivo incontro con il dr. Sergio Capaldo, i suoi preziosi suggerimenti e la decisione di aderire al suo neonato Consorzio de “La Granda”. Il messaggio che, per primo mi colpì in quest’ambito, fu quello del far andare di pari passo buon allevatore, buon agricoltore e buon consumatore, non lasciando mai da parte ambiente, agricoltura, salute delle persone e benessere degli animali. Per dar vita ad una carne di qualità superiore bisognava cambiare metodo di allevamento, attenersi al rigoroso regolamento del suo disciplinare che, tra le altre cose, prevede che i vitelli devono rimanere insieme alle madri fino ai 6 mesi, cioè fino allo svezzamento, alimentati esclusivamente da esse, la nutrizione dei capi adulti deve derivare da prodotti naturali,mais, orzo, crusca, fave e fieno, per la quasi totalità prodotti in azienda, l’utilizzo di lieviti vivi, abolendo insilati, integratori vitaminici, tantomeno ogm ed i prati devono essere polifiti, abbinando nella semina più componenti, dalle graminacee alle leguminose. Così gli animali sono in equilibrio, non sono spremuti, vivono bene e forniscono una carne risultato di tutte le attenzioni che ho fornito loro in vita.
All’inizio, confesso, non è stato facile pur se ero fermamente convinto della bontà del nuovo indirizzo. Ma ora non tornerei più indietro, i risultati qualitativi, ambientali e, non ultimo, economici, stanno dando ragione alla mia scelta. Se poi la vita nel Consorzio diventa, come di fatto è, anche splendida occasione per creare, fra i 95 soci nella stragrande maggioranza giovani, sinceri rapporti di amicizia, per fare gruppo, per far vivere con soddisfazione la propria attività allevatoriale riuscendo a mettere in simbiosi tradizione, tipicità, tecnologia, allora non si può chiedere di più. Essere soci de “La Granda” significa anche poter contare sull’assistenza di tecnici qualificati che effettuano periodiche visite all’azienda, come i dott. Giancarlo Pirotti e Giovanni Prato, che arricchiscono il nostro patrimonio di conoscenze tecniche, ci seguono nelle eventuali problematiche relative alla gestione del processo produttivo, nel rispetto delle prescrizioni del disciplinare, nella stessa gestione delle strutture, degli impianti e delle attrezzature. Che dire poi dell’aggiornamento di valenti studiosi del settore zootecnico? Non manca mai nessuno agli appuntamenti con il professor Carlo Sgoifo Rossi, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Milano, che ci aggiorna sulla corretta alimentazione, sul benessere dei bovini, sul livello di biosicurezza. Così come è assicurata la presenza di tutti agli incontri con il prof. Andrea Cavallero sull’importanza del nutrimento degli animali su prati ricchi di specie foraggere diverse per raggiungere nella carne livelli di qualità organolettiche e nutraceutiche nettamente superiori. Affollati i convegni con il prof Giusto Giovannetti, direttore del CSS di Aosta, sul nuovo modello di agricoltura simbiotica, una delle risposte più valide e innovative per il settore agricolo e zootecnico, in virtù dell’utilizzo delle micorrize, composti microbici che, miscelati con il seme dei cereali o irrorati direttamente sui prati, consentono alle radici di svilupparsi molto di più con conseguenti risultati positivi anche per i frutti della terra e poi per l’uomo.
L’azienda di Carlo è stata di recente inserita tra quelle campione dell’indagine Indaco, istituto specializzato in valutazione ambientale e dell’Università di Siena, sulle emissioni di gas serra.
“Slow Food nell’ambito del progetto di Etichetta Narrante, iniziativa rivolta a promuovere un’informazione completa ed esaustiva sui prodotti agroalimentari di eccellenza, ha incaricato Indaco a tracciare un profilo ambientale dei prodotti dei suoi presidi, tra cui quelli de “La Granda”, finalizzato ad ottenere informazioni sulla sostenibilità della loro filiera. La richiesta su quante emissioni di gas serra sono generate in azienda durante la produzione e riuscire a dimostrare che essa ha attivato un sistema di monitoraggio delle proprie emissioni, è indice di una gestione attenta e responsabile. I tecnici Indaco hanno, allo scopo, effettuato una dettagliata analisi nella mia azienda ed il risultato finale ha dimostrato che la dotazione di moderni ed efficienti macchinari (e quindi il consumo di combustibili), l’utilizzo ridotto di prodotti chimici in campo, l’alimentazione corretta ai bovini, sono tutte pratiche che hanno limitato le emissioni di gas serra fino ad un – 26% in confronto con aziende zootecniche di stampo convenzionale. Indaco ha portato un contributo nel far sapere all’esterno quali vantaggi si possono effettivamente riscontrare, numeri alla mano, dall’operato delle aziende socie de “La Granda”, dall’attenzione degli allevatori e dal disciplinare di produzione. Un risultato che è stato un ulteriore momento di particolare soddisfazione, una ulteriore carta di presentazione per invitare i giovani allevatori a voler far parte della famiglia de “La Granda”.