In piazza Galimberti la sede cuneese della Cia – Agricoltori italiani, che ha aderito al Comitato nazionale per il Si, ha ospitato ieri l’incontro “verso il referendum del 17 aprile” al quale ha partecipato il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata Piero Lacorazza, in qualità di Portavoce delle Regioni che hanno indetto il referendum. Dopo l’introduzione di Alberto Collidà del Comitato cuneese No Triv, il responsabile zonale della Cia, Paolo Ambrogio, nel portare i saluti del Presidente e del Direttore provinciale dell’organizzazione, ha illustrato la posizione nazionale della Confederazione che si è schierata contro le trivellazioni e lanciato un appello: “Coltiviamo di più la terra, che garantisce cibo sano ed energie pulite alternative al petrolio”. Continuare a trivellare terra e mare è profondamente sbagliato. Bisogna fermare questo scempio che causa solo danni alla natura e non porta benefici reali e durevoli. Le risposte ai fabbisogni energetici sono nel lavoro dell’agricoltore che non sfregia la terra prosciugando risorse ma la preserva, la ama, la coltiva rendendola fruttuosa, crea paesaggio e produce energie “pulite” e rinnovabili, quindi infinite. Per questo la Cia-Agricoltori Italiani aderisce al Comitato nazionale per il “si” al quesito referendario a cui sono chiamati a rispondere gli italiani. “Gli agricoltori – ha evidenziato Ambrogio – rappresentano la “risposta verde” a quel petrolio nero che imbratta il nostro presente e il futuro dei nostri figli. Questo Paese deve credere e quindi investire nel settore primario, non certo favorire l’esercizio di trivellazioni in mare e in terra per estrarre risorse energetiche fossili che tendono comunque all’esaurimento. Proseguire su questa strada è un non senso, tanto più nel nostro Paese, dove i margini di crescita e sviluppo dell’agricoltura e delle attività connesse sono enormi”.
Il Presidente Lacorazza, nell’illustrare le ragioni per cui è importante andare a votare ed esprimersi per il Sì, ha spiegato che “il 17 aprile si vota su un quesito molto chiaro, per chiedere che le concessioni entro le 12 miglia, alla scadenza naturale, cessino. Noi vogliamo mettere gli italiani in condizione di decidere quale politica energetica avere per il nostro Paese nei prossimi anni”. Lacorazza ha rilevato la debolezza degli argomenti utilizzati dai sostenitori del “No”, in particolare il fabbisogno energetico nazionale ed i posti di lavoro. “Entrambi gli argomenti – ha riferito il portavoce delle Regioni- costituiscono un falso problema. Le multinazionali che chiedono un permesso per cercare o una concessione per estrarre idrocarburi non lo fanno per corrispondere alle esigenze del fabbisogno energetico nazionale né per creare posti di lavoro. Lo fanno solo per perseguire i propri interessi economici e, quindi, non c’è alcun collegamento diretto tra le attività estrattive ed il fabbisogno energetico nazionale: il 90-93% degli idrocarburi estratti può essere dalla società petrolifera portato via e venduto altrove oppure può essere rivenduto direttamente allo Stato italiano”. Sul tema della perdita di posti di lavoro il Presidente Lacorazza ha precisato che “una vittoria del Sì non farebbe perdere alcun posto di lavoro: neppure uno. A rischio sono invece i 3 milioni e 350mila posto di lavoro che i comparti di turismo e pesca garantiscono all’Italia: non c’è compatibilità infatti tra attività inquinanti e a rischio e sviluppo territoriale”.