Prosegue l’impegno sulla ricerca per la lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) e, sebbene alcuni passi giusti siano compiuti, la risoluzione definitiva sembra essere ancora piuttosto lontana.
Se ne è parlato ad Alba, ad un convegno organizzato da HCO Ferrero Hazelnut Company, per discutere con gli esperti del settore sul futuro e sui risultati raggiunti ad oggi, con riferimento al comparto corilicolo; Cia Cuneo era partner dell’evento. A rappresentare l’Organizzazione, e portare i saluti nel momento introduttivo, è stato il presidente provinciale Claudio Conterno, che spiega: “Le sperimentazioni stanno dando indicazioni utili, ma bisogna stare attenti in modo particolare al settore hobbistico, che può generare grandi problemi di proliferazione dell’insetto e compromettere i risultati finora ottenuti. Anche i piccoli appezzamenti devono essere trattati con metodo e serietà”.
All’incontro, dopo i saluti da parte del Gruppo Ferrero, dell’assessore regionale Marco Protopapa, del Centro Ricerca Agrion, delle Organizzazioni professionali agricole e della Fondazione CRT, si sono succeduti gli interventi tecnici che hanno evidenziato il lavoro svolto dall’Osservatorio corilicolo nell’annata 2019.
Sono emerse le preoccupazioni derivanti dalla continua ascesa del parassita Cimice asiatica, che nel comparto delle nocciole piemontesi sta causando notevoli danni. Le relazioni si sono aperte con l’intervento di Lorenzo Martinengo che ha accennato al primo progetto messo in campo per il contenimento dell’insetto attraverso la diffusione di un parassitoide generico; sono poi intervenuti Simone Bardella e Alan Pizzinat di Agrion che hanno presentato i risultati ottenuti dal lavoro dei tecnici delle Organizzazioni professionali agricole circa il monitoraggio dell’insetto in Piemonte, che ha permesso di intervenire in modo mirato e appropriato con gli interventi insetticidi.
Luciana Tavella dell’Università degli Studi di Torino ha presentato le linee di ricerca intraprese, in particolare sulla possibile diffusione del parassitoide giapponese (vespa samurai), che tante speranze nutre presso i corilicoltori, per cercare di risolvere il problema della cimice attraverso la lotta biologica. Purtroppo i primi risultati, seppur incoraggianti, sono ancora lontani dal poter affermare che questo parassitoide possa limitare le popolazioni di cimice, in primo luogo perché ancora non ci sono degli strumenti legislativi che permettono la diffusione in modo capillare, poi perché occorrerebbe una massa di insetti imponente, attualmente non ancora disponibile presso i vari laboratori di ricerca. Si sta comunque lavorando per cercare di introdurre il parassitoide e nella prossima campagna si effettueranno delle prove di campo con l’utilizzo di questo insetto in alcune zone del Piemonte.
Il professore Alberto Alma (Università di Torino), ha presentato i suoi studi circa la possibilità di contenere la popolazione di Halyomorpha halys, attraverso il contenimento dei giovani neonati. In particolare, è stato accertato che le cimici neonate, per poter evolversi e crescere, devono nutrirsi di un liquido lasciato accanto alle uova dalla femmina che le ha deposte, che contiene un batterio indispensabile alla vita futura: intervenendo con un prodotto largamente battericida sulle ovature è possibile annullare l’effetto del liquido materno e impedire la crescita dei neanidi. A livello sperimentale questo il metodo è efficace, si sta lavorando per cercare di trasferirlo in campo e far sì che il prodotto battericida non esaurisca in tempo troppo breve la sua funzione.
Infine, Giovanni Bosio del Servizio fitosanitario Regione Piemonte – Servizio che ha sempre contribuito proficuamente agli incontri dell’Osservatorio – ha presentato una serie di prove effettuate con i suoi collaboratori attraverso l’utilizzo di sostanze alternative agli insetticidi. Anche in questo caso, purtroppo, i risultati non sono troppo incoraggianti, ma si continua a lavorare per cercare metodi alternativi ai prodotti fitosanitari che attualmente restano l’unica risorsa valida.
In conclusione, l’intervento da parte del settore Ambiente della Regione Piemonte ha evidenziato come la richiesta di nuove molecole da affiancare a quelle esistenti per la lotta alla cimice asiatica, abbia avuto esito negativo: il Ministero ha escluso alcune molecole che secondo i ricercatori potrebbero invece essere utili.