Oltre 1 migliaio di partecipanti di cui 200 allevatori dalla provincia di Cuneo
Negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso venticinquemila aziende produttrici di latte. Molte di quelle sopravvissute, senza un congruo adeguamento del prezzo del latte alla stalla, rischiano di chiudere nei prossimi mesi. I compensi agli allevatori hanno subito una riduzione fino al 30% rispetto allo scorso anno e si attestano su valori addirittura inferiori a quelli di venti anni fa. Di fronte a questa grave situazione, la Confederazione Agricoltori Italiani ha deciso di scendere in piazza ed ha promosso la ‘Marcia delle Vacche’, che si è svolta il 7 marzo a Carmagnola in provincia di Torino.
Un corteo pacifico di oltre un migliaio di allevatori, preceduto da decine di trattori e da una mandria di bovine, ha marciato attorno al mercato del bestiame per richiamare l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica verso un comparto in estrema difficoltà. Molte aziende agricole sono in ginocchio per il crollo del prezzo del latte, colpa anche del forte calo dei consumi interni ed esteri (in picchiata la vendita di formaggi in Russia per l’embargo), a fronte di un aumento di produzione in tutta Europa dopo la fine del sistema quote.
Alla manifestazione é seguito un convegno al quale sono intervenuti, accanto al presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, l’Assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, il Vice Ministro dell’agricoltura Andrea Olivero, il vicepresidente della commissione Agricoltura alla Camera, Massimo Fiorio, i presidenti regionali della Cia di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le regioni italiane più toccate dalle difficoltà del comparto. Hanno partecipato alla marcia ed erano presenti al convegno anche numerosi sindaci del territorio.
I manifestanti hanno chiesto al Governo misure incisive a sostegno del settore ed agli industriali di desistere dal condurre una guerra assurda nei confronti dei produttori – serve consapevolezza nella filiera che siamo tutti nella stessa partita – e di fare propria la linea della valorizzazione del latte italiano. La manifestazione è stata l’occasione per presentare un documento di proposte della Cia per uscire dalla crisi e restituire al comparto speranze per il futuro.
Il documento é articolato in nove punti (vedi sotto), tra i quali la sospensione del pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti del settore, l’utilizzazione delle risorse del superprelievo (fondo Zaia), ora assegnato alle Regioni, per interventi tempestivi a sostegno delle imprese, il rafforzamento delle norme sull’etichettatura dei prodotti lattiero-caseari, la tracciabiltà del latte e lo sviluppo di relazioni interprofessionali nella filiera con regole chiare e procedure più trasparenti.
Dino Scanavino, dopo aver illustrato nel dettaglio le proposte della Cia per affrontare la crisi, ha aggiunto. ““Apprezziamo l’impegno del Ministro Martina e quindi del Governo che sulla questione latte si è molto adoperato per trovare delle soluzioni ad una crisi così pesante. Ora però si tratta di tradurre in liquidità quei provvedimenti varati per consentire ai produttori di fare fronte alle spese correnti. Perché in realtà le risorse in questione ancora non sono state sbloccate. In questi frangenti la rapidità è fondamentale. La gravità della situazione contrattuale impone inoltre la proroga dell’intesa contrattuale promossa dal Governo oltre il 1 marzo e la promozione ed il sostegno alle forme di aggregazione della produzione e della filiera contenute nel Regolamento 1308/13″.
“Carmagnola è la sede di uno dei principali mercati del bestiame del Nord Italia – ha spiegato il Presidente della Cia di Torino Roberto Barbero – e quindi rappresenta idealmente tutti quei territori pronti a lottare insieme agli agricoltori per la difesa della zootecnia italiana”.
“Il Piemonte rischia di perdere molte stalle e gran parte della produzione di latte – ha dichiarato il Presidente regionale della Cia Lodovico Actis Perinetto -. I prezzi riconosciuti alla stalla sono calati drasticamente e non consentono un’adeguata remunerazione del lavoro svolto dagli allevatori. Inoltre, la mancanza d’informazioni sull’origine del prodotto, permette d’importare latte dall’estero e trasformarlo in prodotto italiano. L’attuale normativa di riferimento in materia di etichettatura, infatti, non consente un’adeguata e trasparente distinzione dei prodotti nazionali. Oggi i consumatori non possono sapere da dove arriva il latte a lunga conservazione in vendita al supermercato, ma neanche l’origine di quello impiegato per confezionare yogurt, latticini e formaggi. In questo contesto il tema della tracciabilità è una strategia irrinunciabile. Occorrono inoltre nuove misure di promozione del latte per contrastare il calo dei consumi ed una maggiore tutela degli allevatori con regole chiare sui contratti e sui meccanismi di indicizzazione dei prezzi”.
I NOVE PUNTI DEL DOCUMENTO DELLA CIA PER AFFRONTARE LA CRISI DEL COMPARTO
1- Rendere immediatamente disponibili le risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e per la crescita di liquidità delle imprese.
2- Erogare al più presto i 25 milioni di euro, aiuti eccezionali, erogati dalla UE.
3- Utilizzare le risorse del superprelievo (fondo Zaia), ora assegnato alle Regioni, per interventi tempestivi a sostegno delle imprese.
4- Sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti nel settore.
5- Eliminare i vincoli “di qualità” nel pagamento degli “aiuti accoppiati”, per assegnarli a tutti gli allevatori. Nei prossimi anni occorre accrescere la percentuale di aiuti accoppiati nel primo pilastro della Pac.
6- Semplificare e potenziare gli strumenti di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito, legandoli direttamente alle dinamiche dei prezzi dei prodotti ed alle crisi dei mercati.
7- Accrescere il valore del “de minimis” agricolo almeno fino a 50.000 euro.
8- Rafforzare le norme sull’etichettatura dei prodotti lattiero caseari con l’indicazione del Paese d’origine e promuovere efficacemente il latte italiano, in Italia ed all’estero.
9- Favorire la contrattazione collettiva con regole chiare e procedure più trasparenti collegate alla politiche di qualità ed agli effettivi costi di produzione
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