Proteggere il reddito delle aziende agricole frutticole dai capricci del mercato è obiettivo che la Cia persegue continuamente nella sua azione e che si concretizza nella richiesta ( e nel suggerimento) di proposte che, da una parte, cerchino di risolvere i problemi che da troppo tempo affliggono il comparto e, dall’altra, siano indirizzate a nuove modalità di rilancio del tenore della domanda. Affrontiamo l’argomento con Fabrizio Montanari, responsabile GIE ( gruppo di interesse economico) settore frutta della Cia di Cuneo.
Sono all’attenzione del mondo sindacale e politico i seri problemi strutturali del settore ortofrutticolo. Quali le tue valutazioni?
Non ha più senso, semmai l’avesse avuto in passato, confidare solo nel mercato e non avviare un serio cambiamento nella filiera per consentire, all’aziende frutticola che produce, di realizzare un dignitoso ritorno economico a fronte dei continui investimenti che effettua. Si sente la necessità di una evoluzione organizzativa della base produttiva, che la metta in condizione di adeguarsi alle nuove tendenze di mercato, risultando capace di rispondere ad una comunicazione che promuove, sì, i consumi di frutta ma che esige, parimenti, la soddisfazione di un consumatore moderno informato sulle qualità nutrizionali dei prodotti e sui benefici loro effetti sulla salute. E’certamente molto positiva la constatazione che nel consumatore vi è una maggiore disponibilità d’acquisto per un prodotto che abbia caratteristiche qualitative più marcate ed un più attento connubio con il territorio ma per rispondere alla nuova domanda non si tratta di assegnare la responsabilità in esclusiva a chi la frutta la produce bensì di individuare le necessarie sinergie tra diversi attori: mondo della politica, della tecnica, della produzione, del commercio, della distribuzione e del consumo perché l’orientamento sulle scelte della filiera produttiva non deve significare semplicemente caricare le imprese di nuovi costi di produzione in un’impiantistica che ha già, di per sé, tempi di ammortamento molto lunghi.
E’di questi giorni la notizia che l’Italia potrà beneficiare dal primo luglio 2016 e per un anno delle rinnovate misure di sostegno europee per allentare gli effetti negativi dell’embargo russo sul comparto frutticolo. Una positiva boccata di ossigeno?
E’ noto a tutti i frutticoltori che l’embargo russo rimane un ostacolo ai commerci di paesi produttori di frutta come Italia, Spagna e Francia e che il perdurare di questa situazione ha provocato pesanti e negative ripercussioni in particolare nel comparto delle mele. Ben vengano, quindi, questi sostegni per evitare che il nostro settore paghi un prezzo troppo alto, ma non dobbiamo enfatizzare oltre misura il mercato russo, per due ordini di motivi principalmente: il trend delle esportazioni di frutta sull’asse Roma-Mosca era già in calo prima della chiusura delle frontiere e , conseguentemente, prendere atto che i Russi hanno cominciato a realizzare impianti di mele e pesche, migliaia e migliaia di ettari di frutteti, hanno avviato la realizzazione di strutture e magazzini di conservazione e, nel giro di 3-4 anni, molto probabilmente la Russia diventerà un Paese produttore. Preoccupa, invece, la crescente concorrenza della Polonia che, non avendo più possibilità di esportare in Russia, sta riversando le sue mele sui nostri stessi mercati. Per battere la nuova concorrenza di un Paese che, è noto, ha costi di manodopera e burocratici significativamente inferiori ai nostri, la strada obbligata è quella di investire sulla produzione di qualità sottolineandone in particolare il legame al territorio, alla vocazione dell’area in cui è coltivato, rimarcando la cura e la serietà professionale degli operatori frutticoli locali al fine di far percepire la maggior salubrità suscitando maggior fiducia, per conquistare nuovi mercati, in particolare quelli più esigenti e remunerativi,in grado di garantire ai produttori la giusta redditività”.