“Alla recente mostra ortofrutticola di San Sereno a Cuneo – riferisce Giovanni Allasia, responsabile di zona della Cia di Fossano – faceva bella mostra di sé una cassetta di susine Angeleno che molti visitatori osservavano con attenzione.
Per curiosità ho provato a chiedere a più persone se conoscevano quel tipo di susina e se avevano avuto mai occasione di assaggiarla e, con mia grande sorpresa, la quasi totalità della gente mi rispose di no, che non l’avevano mai vista nei negozi e che le uniche susine di loro conoscenza, peraltro molto apprezzate, erano le Santa Clara ed i Ramassin.
La mia considerazione conseguente è stata che ad un consumatore pienamente consapevole degli effetti dell’alimentazione sul proprio benessere, estimatore di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, della salute dei cittadini e della qualità, sovente non corrisponde la conoscenza di taluni frutti, e non mi riferisco a quelli già definiti “dimenticati” ( penso ad antiche varietà di drupacee minori, di mele, pere, castagne o piccoli frutti, in particolare), bensì coltivati nella nostra regione come l’Angeleno ( sono circa 1.100 gli ettari in Piemonte di cui il 90% in provincia di Cuneo)”.
Nasce da qui, allora, la decisione di affrontare l’argomento, con intento didattico-divulgativo, informando che, intanto, occorre distinguere tra le susine propriamente dette, o tipologia cino-giapponese, e le prugne, o susine europee. Le susine cino-giapponesi, tra cui l’Angeleno, si riconoscono bene da quelle europee, oltre che per la maggiore pezzatura (da 60-80 fino a 150-160 g), per la forma sferica mentre le susine europee, invece, hanno forma ovoidale o ellissoidale. Allo scopo abbiamo fatto visita ad un associato Cia produttore di Angeleno. A Centallo, a Roata Chiusani, Franco Biglione produce quel tipo di susina da oltre trent’anni.
“Avevo introdotto questa coltura in quanto aveva un periodo di maturazione, e quindi di raccolta, tardivo, a metà settembre e, quindi, ben si inseriva nel calendario delle altre produzioni, mais, fagioli e kiwi, della mia azienda. Era una susina che trovai molto gustosa, si presentava con una pezzatura medio grossa, di forma semisferica, di colore viola-nerastro, con polpa bianco-gialla che la distingueva nettamente dalle altre varietà conosciute, con un’ottima conservabilità. Eravamo, allora, in pochissimi in provincia a coltivarla mentre ora, stante anche la difficile situazione che contraddistingue da alcuni anni il comparto frutticolo di altra frutta, assistiamo ad un crescente interesse degli operatori per l’Angeleno, considerata la sua alta produttività per pianta, gli interessanti sbocchi commerciali ed il conseguimento di un discreto reddito anche se non paragonabile a quello di 20/30 anni fa. Certo qualche problema l’ebbi all’inizio, soprattutto di allegazione in quanto questa varietà di susino è autosterile e quindi non fruttifica se non a seguito dell’impollinazione incrociata con altre varietà e non risultò facile abbinare buoni impollinatori che avessero epoca corrispondente di impollinazione, da distribuire nell’appezzamento nella percentuale del 10% delle piante. Dopo vari tentativi si dimostrarono ottime le varietà S. Rosa, Friar, Sorriso di Primavera, Obilnaja, Ozark Premier, Mirabolano.
Per quanto riguarda le problematiche fitopatologiche i principali trattamenti riguardano le malattie fungine e gli attacchi di cidia. E’ vero che è un frutto che non è diffuso nei nostri negozi, è soprattutto destinato all’esportazione, in particolare in Germania e Regno Unito, dove è molto apprezzato. Altri mercati esteri di riferimento sono il Canada, il Sud America, il Brasile, Dubai, gli Emirati, senza dimenticare il Nord Europa ( Svezia e Danimarca in particolare) mentre, a causa dell’embargo, non trova più collocazione sul mercato russo che ne assorbiva una discreta quantità. Sono convinto che per l’Angeleno ci sono ancora spazi produttivi anche perché sta crescendo l’interesse commerciale per le susine a buccia scura (nero-violacea) e polpa giallo-rossa che, nelle susine, si traduce in una maggiore aromaticità, in un buon sapore, equilibrato fra componente zuccherina e acidica, in una complessiva sensazione di benessere che il consumatore associa ad una ricca componente nutraceutica per l’elevata presenza di antiossidanti. Per reggere la sempre maggior esposizione alla pressione competitiva internazionale è, comunque, indispensabile evitare l’eccessiva massificazione e differenziare, per qualità, il nostro prodotto”.