“LA POLITICA RISOLVA IL PROBLEMA ACQUA PRIMA DELLA PROSSIMA SICCITA’”
L’APPELLO DI CIA DOPO L’ASSEMBLEA ACQUE IRRIGUE CUNEESI.
«L’Assemblea dell’Associazione Acque Irrigue Cuneesi ha deliberato di inviare a tutti i suoi soci una comunicazione in cui si evidenzia la seria prospettiva che durante l’irrigazione si debba interrompere il prelievo per il rispetto della popolazione ittica».
E’ l’annuncio-provocazione del sodalizio che riunisce i Consorzi di irrigazione della pianura cuneese dopo la siccità che nel 2017 ha messo in ginocchio il mondo dell’agricoltura.
L’incontro del 25 gennaio, a cui ha partecipato anche Cia Cuneo, ha ripercorso quanto vissuto l’estate scorsa, per non arrivare impreparati alla prossima stagione.
Nodo centrale il Minimo deflusso vitale, la quantità d’acqua che deve rimanere in alveo per salvaguardare la sopravvivenza dei pesci come previsto dalla legge: la scarsità d’acqua ha costretto più volte a non rispettarlo e a prelevare anche oltre il termine ultimo del 30 settembre 2017.
Per questo i Consorzi si sono visti recapitare dalla Provincia multe salate.
«Il problema dell’irrigazione – dice il presidente dell’associazione Giorgio Maria Bergesio – è confinato ai margini della società civile.
Prima viene il doveroso rispetto dell’ambiente, dei pesci, della natura, mentre agricoltori e consorzi irrigui sono considerati i distruttori perché utilizzano l’80% della risorsa idrica.
Ampiamente consapevoli che l’ambiente va tutelato in ogni sua forma, ma altresì che l’acqua è essenziale per l’agricoltura, quando questa non c’è o è estremamente scarsa, bisogna provvedere anche prelevando fuori tempo massimo o utilizzando quella poca che scorre nei corsi d’acqua».
«Cuneo ha patito più di altre zone – commenta Marco Bellone per Cia -. L’acqua c’è ed è sufficiente per le esigenze di tutti, basterebbe solo saperla gestire.
E’ una questione tutta politica, è ora che il Governo si assuma le sue responsabilità.
Non è più accettabile che venga data priorità alla pesca sportiva rispetto all’agricoltura.
Il rischio quest’anno, se il problema non verrà seriamente affrontato, è di rimanere senza acqua. Mancano bacini adeguati».
Un compito che spetta alla Regione Piemonte.
Non solo: negli ultimi 50 anni, per mancanza di risorse, non si è più messo mano ai canali irrigui, se non per le manutenzioni, per cui dal 2010 i Consorzi irrigui non ricevono più i finanziamenti dall’Ente proprietario dei canali, ovvero la Regione.
Le manutenzioni sono pagate dagli stessi agricoltori attraverso il canone annuale per poter derivare acqua per l’irrigazione.