La nostra agricoltura è la più “anziana” del mondo con il 43% dei titolari d’azienda con più di 65 anni
Dichiara il Direttore del Patronato INAC di Cuneo Jves Bernardi: “Per chi ha lavorato in agricoltura le pensioni sono letteralmente “ da fame”, sono le più basse d’Europa con una media largamente sotto i 500 euro al mese. Questo costringe i produttori a continuare l’attività, bloccando il turn-over nei campi”. La diretta conseguenza è uno dei più bassi indici mondiali di nuovi ingressi nel settore da parte dei giovani, fermi sotto il 6%. A denunciarlo è la Cia-Agricoltori Italiani, che ha promosso nei giorni scorsi insieme al suo Patronato Inac un convegno alla Camera per analizzare la situazione pensionistica in Italia e in particolare il segmento delle fasce più basse, in primis quelle agricole. Da qui il titolo “Pensioni dignitose per gli agricoltori italiani”.
Ai lavori hanno preso parte il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino e il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. Quello che è emerso disegna un quadro assai preoccupante per la tenuta del tessuto sociale del Paese, con un sistema pensionistico che mostra enormi criticità. Da “bollino rosso” le condizioni degli ex lavoratori in agricoltura, che in Italia sono circa 460 mila, dei quali l’89,4% non arriva a una pensione di 600 euro al mese. Ma la media di settore è notevolmente più bassa e si attesta sui 400 euro al mese, con punte minime di assegni da 276 euro. Situazioni difficili distribuite in tutte le regioni anche se, guardando al rapporto tra densità della popolazione e numero di ex Coltivatori diretti e Iap-Imprenditori agricoli professionali, emergono i quasi i 28 mila del Trentino, i 51 mila del Piemonte, i 49 mila del Veneto, i 47 mila dell’Emilia Romagna e i 30 mila della Campania. In questo scenario è facilmente intuibile che molti agricoltori anziani, per sopravvivere, continuino in qualche misura ad “arrangiarsi”, magari sui campi, per aiutare la famiglia e arrivare a fine mese. “Ora è il momento di dare e non di togliere ancora – ha affermato il presidente della Cia Dino Scanavino -. E’ sotto gli occhi di tutti che il sistema pensionistico italiano debba essere fortemente riformato. Abbiamo le retribuzioni minime più basse d’Europa, chiediamo quantomeno che vengano uniformate a quelle degli altri Paesi Ue. E tra i pensionati che stanno peggio, ci sono senza dubbio gli agricoltori che, tra l’altro, continuano a vivere nelle aree interne e rurali dove già scarseggiano welfare e servizi”. Un’ingiustizia non più tollerabile a cui si può cominciare a porre rimedio subito. La Cia ha proposto di lavorare per perfezionare la proposta di legge Gnecchi-Damiano, che prevede l’istituzione di una “pensione base” (448 euro), in aggiunta alla pensione liquidata interamente con il sistema contributivo.